Quante volte ti sei svegliato da un illusione, spaventato o rassicurato, investito da una miriade di pensieri senza più sapere in cosa credere ma con il desiderio e la speranza di un mondo migliore? Ti è mai capitato di desiderare così tanto un amore puro e intenso tra tutti gli esseri viventi e poi di sentire il peso della solitudine o vederti come un alieno in questo mondo? Non preoccuparti, potrebbe essere il segno che dentro di te esiste ancora la consapevolezza di un tempo antico in cui tutti eravamo Uno, senza divisioni, senza identificazioni, senza guerre, puri e uniti in pace e armonia. Passiamo molti anni della nostra vita a costruire la nostra identità e con essa una realtà alterata da un filtro con cui giudichiamo, analizziamo, agiamo e cresciamo. Fin da bambini ci insegnano ad avere un’idea di noi stessi per vivere nel mondo e realizzarci nella società, ma che in realtà ci fa percepire come separati dal Tutto e alla fine ci lascia amareggiati e scontenti come degli illusi.
“Non c’è fine all’illusione. La vita è un susseguirsi di stati d’animo, come un filo di perle, e quando noi passiamo attraverso di essi, si dimostrano essere delle lenti colorate che dipingono il mondo con le loro tinte, e ciascuno di essi ci mostra solo quello che è contenuto nel suo raggio focale” – Ralph Waldo Emerson
Tutti hanno bisogno di qualcosa in cui credere per costruire le fondamenta della propria condotta, di quei valori con i quali scegliamo come agire e diamo forma e colori alle nostre realtà. Prendere consapevolezza di questa nostra naturale tendenza è la chiave per ritornare ad essere liberi e a vedere oltre quel famoso “Velo di Maya” che copre le masse dell’umanità, affinché queste possano fare esperienza dei propri errori ed evolversi o distruggersi.
‘È Maya il velo ingannatore, che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che egli prende per un serpente’ . – Arthur Schopenhauer
Il termine sanscrito māyā ( devanāgarī माया), presente in dottrine filosofiche e religiose dell’antica India, ha il significato originario di «creazione» delle apparenze fenomeniche, e di «illusione». Māyā significa originariamente “creazione” . Deriva dal verbo sanscrito mā nell’accezione di “misurare”, “distribuire”, “costruire”. Nei Veda con il termine māyā si indica il potere da cui ha origine il mondo materiale. Un potere utilizzato per trasformare una propria ideazione in una forma concreta, attenta ed efficiente.
Tutti noi sappiamo quanto sia importante credere fermamente in qualcosa affinché questa possa avere delle chance di concretizzarsi. E’impossibile per il nostro Ego vivere senza un credo su cui costruire le proprie convinzioni. A Lui non importa se alla fine è giusto o scorretto, l’importante è averlo e darsi ragione. Tu stesso ti sarai accorto di come cambiano le azioni delle persone in base al loro stesso credo e come questo dia forma alla vita di ciascuno di noi. Ma cosa accade quando costruiamo attraverso le nostre idee un mondo illusorio lontano dalla verità universale? Ci ritroviamo in una simulazione per fare esperienze di realtà ed emozioni che la maggior parte delle volte sono spiacevoli. Perchè è proprio dal male che comprendiamo
l’importanza del bene, ed è nel buio che vediamo la luce brillare più forte. Quando vediamo la realtà offuscata dal Velo di Maya ci sentiamo separati, distanti, soli e così facendo diamo forza a ulteriori illusioni, a menzogne in cui preferiamo credere per fingere di essere felici. Ma questa realtà fittizia, soggettiva, pericolosa, che è simile a un sogno, a una bolla, è destinata a rompersi. Ci sono tante possibili verità, ma alla fine solo una è quella autentica ed eterna. Iniziare ad osservare le cose da più punti di vista ci aiuta a ripulire le nostre lenti dall’Ego e a distinguere il vero dal falso. Saper vedere oltre le nostre illusioni significa ricordarci chi siamo davvero, ricordarci la nostra origine autentica, e rompere gli schemi con cui siamo cresciuti. Significa ritornare a sentirci in unione e connetterci con la nostra coscienza più profonda e con quella misteriosa energia universale e divina.
In termini più tecnici, questo Velo di Maya infatti, come quello di Iside, di natura metafisica e illusoria, separando gli esseri individuali dalla conoscenza/percezione della realtà (se non sfocata e alterata), impedisce loro di ottenere moksha
(cioè la liberazione spirituale) tenendoli così imprigionati nel saṃsāra, ovvero il continuo ciclo delle morti e delle rinascite. Alcune correnti dualistiche (ad esempio gli Hare Krishna) definiscono Maya come il «velo» che impedisce all’essere individuale di riscoprire la propria relazione con Dio. mentre presso le scuole moniste (come, ad esempio, l’Advaita Vedānta)
questo «velo» è rappresentato dall’identificazione con il corpo, con la mente, con l’intelletto e con la propria individualità, il senso dell’io (ahamkara), ovvero tutto ciò che ricopre e riveste l’Ātman (unica entità eterna ed immortale), impedendo di riconoscere la propria identificazione con esso ed illudendo così l’anima individuale di essere un individuo distinto dal tutto.
( – fonte tratta dal web)
Schopenhauer afferma che bisogna strappare via questo velo. Solo in questo modo l’uomo potrà conoscere il mondo. Sostiene che Il velo va strappato tramite le tre vie di redenzione dal dolore. Si tratta delle tre strade che possono sconfiggere il dolore e l’ignoranza dell’uomo. Secondo lui Esse sono l’arte, la pietà e l’ascesi. Per Schopenhauer la vita dell’uomo è infatti come un pendolo che oscilla tra la noia e il dolore. Io invece mi discosto un po’ da questa idea, che è appunto un’idea e una possibile triste illusione e ti dico invece di non strappare questo velo ma di imparare a vedere oltre, osservando e prendendo consapevolezza di ciò che muove i tuoi pensieri e le tue azioni. Così come quando ti ritrovi sul tappetino a praticare yoga per far pace con il tuo corpo e i tuoi pensieri ritornando in uno stato di benessere, consapevolezza e armonia, allo stesso modo quando ti ritrovi nella vita fai pace con quel velo creatore di realtà, lascia che i pensieri scorrano al di là delle certezze e che la mente sia libera dalle proprie catene per cogliere le infinite opportunità che si mostreranno sulla tua via verso la verità e la libertà. Segui il tuo Dharma, scopri il tuo Vero Io al di là delle infinite personalità; impara a fare meno per fare meglio, quando ti senti solo ascolta di più, l’Universo ti avvolge e ti invia costantemente i suoi messaggi. Scoprirai che in realtà non siamo mai soli, perché la separazione è un’idea illusoria della mente, siamo tutti costantemente e atomicamente connessi tra cielo e terra. Scopri il tuo vero Io e quando hai bisogno di amore, ama di più.
La vostra affezionatissima
Vivian Mil.
– Odaka Yoga Teacher RYT 500
Instagram: @ararisko_harmony_yoga_